Turismo responsabile: opportunità di sviluppo locale

4 lug 2020

Turismo responsabile: opportunità di sviluppo locale

Da esperienza per pochi aristocratici, ricchi e colti, il turismo è oggi alla portata di tutti. Nel bene e nel male, il viaggio si è democratizzato. Secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo, ogni anno settecento milioni di "nomadi del benessere" lasciano casa per svagarsi e ricaricarsi: dall'India ai Caraibi, dal Kenya all'Egitto. E' un grosso business per gli operatori e per le compagnie aeree, ma in questo settore dell'economia le differenze sono ancora abissali. L'ottanta per cento degli spostamenti internazionali riguarda i residenti di soli venti paesi, ovviamente i più ricchi. Paradossalmente, esiste ancora un turismo, insostenibile, che poco si cura dei danni ambientali e sociali arrecati dall'industria delle vacanze alle destinazioni paradisiache di turno. Da parte di associazioni, insegnanti, gruppi ambientalisti, mondo della solidarietà , giornalisti, turisti e tour operator lungimiranti, si sta al contempo sviluppando una nuova attenzione alle modalità del partire per le vacanze. Tanto che dopo l'etica del lavoro, forse è giunto il tempo di un'etica del turismo. E' vero che (quasi) tutti sono andati (quasi) dappertutto... ma come ci sono andati? Attenti, curiosi e disponibili agli imprevisti, o da salami pretenziosi e deresponsabilizzati? Posto che il perfetto viaggiatore non esiste, e se esistesse sarebbe antipatico, si tratta di riflettere proprio su quel come.

Partire è un po' capire. Nella Divina Commedia Dante lo fa dire a Ulisse, che ai compagni finalmente dichiara la vera natura del suo viaggio: "divenir del mondo esperto" (Inferno, XXVI). Perché soltanto una maggiore consapevolezza è in grado di ridare senso al viaggio, quell'antico piacere, quella crescita individuale ottenuti attraverso gli incontri più diversi. Per trasformarsi, senza necessariamente attraversare gli oceani, da consumatori di vacanze a protagonisti delle proprie avventure.