Kate Moss "Cerbiatta ribelle"

20 nov 2002

Kate Moss "Cerbiatta ribelle"

Ticino7, 15 febbraio 2019

Kate Moss è leggenda perché fa quello che le pare. Pianta la scuola. Strappa vestiti Dior da seimila euro, ballando. Vive di notte. Guida una Jaguar color oro. Fa la lesbo-stupidella in un night di New York. Trinca, sfumacchia e guadagna un sacco di soldi. Insomma, è un’anti-Cenerentola che frequenta anti-principi. Se i signori dei profumi e dei vestiti l'hanno "usata" per veicolare messaggi commerciali di libertà e trasgressione, un motivo ci sarà. Probabilmente anche più d’uno...

Gossip e malcelata invidia, qualche settimana fa, alla festa per il quarantacinquesimo compleanno della supermodella inglese Kate Moss. Lei ancora sulla breccia, come sempre straordinariamente normale. Naso corto, dita lunghe, seno piatto. La chiamano Cerbiatta, ancorché denutrita. La chiamano viso d’angelo, ma è un angelo strafatto. Miss Moss: classe 1974, molto ricca, forse libera, forse bella. I tabloid inglesi scrivono che si trova in una situazione di enormous demand, un’enorme richiesta. Fotografata dai grandi, Steven Meisel per Glamour Italia, Richard Avedon per Versace. Le copertine sono più di 300: Harper’s Bazaar, Vogue, Vanity Fair, Elle, Marie Claire, insomma tutte. Un motivo ci sarà, probabilmente anche più d’uno.
Kate Moss è leggenda perché fa quello che le pare. Pianta la scuola. Strappa vestiti Dior da seimila euro, ballando. Vive di notte. Guida una Jaguar color oro. Fa la lesbo-stupidella in un night di New York. Trinca, sfumacchia e guadagna un sacco di soldi. Insomma, è un’anti-cenerentola che frequenta anti-principi. In un video di qualche anno fa Kate e Pete Doherty (leader dei Babyshambles) sembrano una coppia qualsiasi, lui piuttosto fuso strimpella la chitarra, lei lo ascolta distratta seduta su una poltroncina, in mutande. Fecero poi scalpore le foto pubblicate sul Daily Mirror che la ritraevano con il nasino bianco di cocaina.
Se i signori dei profumi e dei vestiti hanno usato Cerbiatta Drogata per veicolare messaggi commerciali di libertà e trasgressione, è perché lei ha sempre avuto successo rompendo le regole, ammettendo anche la “fatica e lo schifo di andare in passerella completamente fatta”. Fine del contratto con Burberry? Ne arriveranno altri. Con spregiudicata tempestività Yves Saint Laurent le propone Opium, dato che la stupefazione è nelle sue corde. Per inciso, dopo quello scandalo la modella triplicò il fatturato.
Nel mondo della moda in cui vanno forte il look etnico e le top model melting pot non cessa di piacere una pallida figlia di Albione, tutta ambizioni e abiezioni. Anche se già qualche anno fa si spettegolava sulle prime rughe attorno agli occhi, tanto che la sua agenzia le avrebbe consigliato di ricorrere al botox per spianare le “zampe di gallina”. E invece no. Perché esistono ragioni che la chirurgia plastica non conosce. Il popolo delle signore quaranta/cinquantenni – in un’Europa che demograficamente invecchia sempre più - ha maggiore propensione all’acquisto di abiti costosi, rispetto alle ventenni. I giovani, recita un adagio, hanno la bellezza dell’asino, naturale. Poi però, con l’andare degli anni, per continuare a vendersi come bellissimi e rimanere modelli/e, ci vuole stoffa.

Sempre più magre, pubblicato da Chiarelettere (traduzione di Valentina Abaterusso, 2017), è il racconto della dura vita delle modelle nel mondo dell’alta moda. A firmarlo è la giovane modella francese Victoire Dauxerre, che racconta una drammatica esperienza vissuta in prima persona. A diciassette anni Victoire viene notata, per strada, dal talent scout di un'agenzia di modelle. Ha appena fatto la maturità e vorrebbe iscriversi all'Università. Chiaramente tentata, va in crisi. Diventerai famosa, guadagnerai, viaggerai, alberghi di lusso, vip e vestiti da favola. E così con il suo metro e settantotto e i suoi 56 chili comincia a mangiare soltanto tre mele al giorno per perdere peso ed entrare nei vestiti. In sei mesi accumula ventidue défilé, tra Milano, Parigi e New York, sfilando per fashion house come Céline, Alexander McQueen, Miu Miu. Guadagna moltissimo, ma il prezzo da pagare non è in denaro. Dato che la taglia più richiesta dagli stilisti è la 36, si ritrova letteralmente ossessionata dalla magrezza. Denutrita, stressata, addirittura “isterica”. Ovviamente in competizione con le colleghe, Victoire rischia di fare una brutta fine. Ma per fortuna lascia. Al diavolo le passerelle!

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