Scritti

E liberaci dal malware

9 apr 2022
Scritti

E liberaci dal malware

Come difenderci dalle insidie del web

l'Adige 9 aprile 2022

Tutto cambia, ma non è mai cambiato tutto così velocemente. In pochi decenni siamo passati dal lavatoio di paese alla lavatrice digitale, praticamente un computer per lavare le camicie. Molte attività sono diventate digitali e buona parte delle nostre relazioni si sono spostate online, quindi è logico che anche le truffe abbiano seguito questo spostamento. I ladri sul web non fanno ancora paura come i ladri sul balcone, ma ci sono.
È questo il tema della serata di lunedì 11 aprile al centro polifunzionale di Locca in val di Concei, organizzata dalla Cassa Rurale di Ledro. Un incontro tra esperti che si intitola così: “E liberaci dal malware”, cioè dal software malevolo che inquina i dispositivi elettronici e ci può mettere nei guai. Un titolo che scherzosamente suona come una preghiera per propiziare la buona salute dei nostri sistemi informatici. Quanto ci dobbiamo preoccupare? E come mai un simile evento è organizzato da una banca? Infine, a chi rivolgere le nostre suppliche?
Ci dovremmo preoccupare tanto, ma senza andare in ansia. Nella storia dell’umanità i pericoli sono stati (e rimangono) altri: minacce fisiche, rapine, tranelli fatali. Oggi la nostra vulnerabilità è ancora più evidente, forse perché alle tecnologie della comunicazione accordiamo un’istintiva fiducia, così come accadeva un tempo per la tivù. La digitalizzazione ha facilitato i raggiri, le induzioni in errore, i furti di identità. Ma noi, culturalmente, non siamo ancora preparati a difenderci dagli aspetti rischiosi del web. Le intrusioni nei nostri profili in rete e gli hackeraggi negli ultimi tempi sono aumentati. Gli esperti di cybersicurezza ricorrono spesso alla metafora della porta: così come non lasciamo la porta di casa aperta la notte, dicono, non dovremmo lasciare aperte altre porte, virtuali. Si parla dunque di una nuova alfabetizzazione, per imparare a riconoscere le minacce e la “lingua” dei potenziali truffatori.
Seconda domanda, cosa c’entra in questo contesto una Cassa Rurale? Be’, se una notte con un click vi vuotano il conto corrente, sicuro che il giorno dopo telefonate in banca, disperati. Si tratta dunque di mettere le mani avanti, per evitare infauste eventualità. Non soltanto con protezioni, firewall, antivirus, eccetera. Ma con una nuova cultura della cautela. Come fossimo esploratori di un nuovo mondo, pur abitando in valle. Chi ci attacca punta sulle nostre emozioni, facendoci agire d’istinto. Quali emozioni? Quelle comuni alla maggior parte degli esseri umani: la curiosità, l’avidità, l’ambizione, persino l’empatia e il desiderio di aiutare il prossimo. Ecco perché occorre sviluppare  quella che viene definita intelligenza emotiva: una consapevolezza di sé e dei propri limiti, oltre che dei rischi esterni. La trasformazione digitale porta grandi opportunità ma anche implicazioni etiche e antropologiche. Prevenire e punire gli abusi non basta. Occorre andare alle radici dei problemi, cioè analizzare le cause. Grandi sociologi se ne sono occupati, da Ulrich Beck con “La società del rischio” a Zygmunt Bauman, che nel suo libro sulla “paura liquida” ribadisce come si viva ormai in una società dell’incertezza. Che riguarda persino i nostri interlocutori. Si pensi per esempio ai furti di identità, o all’uso distorto delle informazioni personali, alla vendita dei dati a vantaggio di archivi di cui non sappiamo nulla.
Terza domanda: a che santo votarci, chi ci può aiutare? Viviamo in un clima da Far West informatico e di solitudine, aggravata dal raffreddamento dei contatti umani in seguito alla pandemia. Per molti la rete è stata la salvezza. Certo sarebbe bello fidarsi, sempre. Ma chi si offre di proteggerci a volte è invece il nostro carnefice. Circolano programmi truffaldini per la manutenzione del computer. Software antivirus che fingono di tutelarci e invece fanno danni. Naturalmente ci sono professionisti esperti che danno informazioni utili e fanno un’adeguata formazione. Ma dobbiamo metterci anche del nostro. Il che significa valorizzare la privacy, con un maggior discernimento tra la dimensione pubblica del mondo online e la dimensione privata del mondo offline. Coltivare sani dubbi, valutando l’affidabilità dei mittenti e delle fonti. Esercitare il pensiero critico, vale a dire come pensare più che cosa pensare. Infine, la grammatica italiana: nove volte su dieci le email sospette si smascherano perché usano tempi verbali sbagliati o contengono improbabili errori di ortografia. Sicché torniamo ancora lì, all’importanza della cultura.