Vai col Pinnathlon!

20 nov 2002

Vai col Pinnathlon!

Ticino7, 22 marzo 2019

Ebbene sì, esiste uno “sport” che si chiama Pinnathlon, una gara di corsa a ostacoli con le pinne. Non è uno scherzo, è uno svago, che qualcuno però prende molto sul serio, cronometro in mano. Il fatto è che lo svago, i divertimenti, gli hobby stanno diventando sempre più simili ai lavori veri. Con valutazioni, punteggi, test. In altre parole stiamo professionalizzando il tempo libero. Beninteso, non c’è niente di male nell’idea di adoperarsi e di migliorarsi. Altro è misurare, un po’ ossessivamente, le nostre prestazioni. A costo di barare con noi stessi. Prendiamo il caso, per esempio, del signor Sabino R., il runner pugliese di 59 anni che l’anno scorso ha vinto la maratona di Londra imbrogliando, cioè saltando 16 chilometri di percorso. Pizzicato dagli organizzatori, ha accampato scuse del tipo “Davvero? Non me ne ero accorto”. Figuraccia per l’Italia, in eurovisione.

Come si spiegano questi comportamenti? Ansia di prestazione? Sindrome da performance? A parte il fatto che notoriamente le gare non competive sono ferocemente competitive, in chi lotta per essere il primo anche nel gioco sembra affiorare un bisogno di identità e distinzione, caratteristico di una società che livella le persone. Perciò viviamo in perenne ammirazione di chi spicca, di chi stabilisce un record, quale che sia: nuoto, lettura veloce, lancio dei nani, piatti di maccheroni ingurgitati in tre minuti.

Gli inglesi la chiamano gamification (da game, gioco). Letteralmente si gioca alla propria vita. Lo dimostra il fatto che ogni attività ludico-ricreativa, dal ciclismo allo sci, ha ormai la sua costosa “divisa” e relativi gadget da veri e propri addetti ai lavori. Sono travestimenti che servono a sentirsi giusti, adeguati e professionali, anche se, parliamoci chiaro, nessuno chiede professionalità a un “pinnatleta”.

Certo l’ambizione di eccellere o quantomeno l’impegno per non essere (o per non apparire) mediocri comportano il rischio del perfezionismo, che clinicamente è spesso associato all’ansietà. A maggior ragione se le nuove tecnologie ci mettono lo zampino. Misurandoci. Come ha scritto recentemente il quotidiano inglese The Guardian, nel tentativo di rendere ciò che è importante misurabile, abbiamo reso ciò che è misurabile importante. Ed ecco che in questa cultura della misurazione si apre, senza alcun imbarazzo, lo scenario della quantificazione di se stessi. Esistono e vanno forte aggeggi e applicazioni che tracciano metabolismi e movimenti, funzioni e sentimenti, per non dire tutti i passi che abbiamo fatto durante la giornata.

Ma ecco che viene sera, finalmente. Si va a letto, se ne riparla domattina. Suona la sveglia. Tanto per cominciare vediamo un po’ come e quanto ho dormito. Chi lo dice? Il braccialetto tracciasonno. 

Competitivi per hobby in sette mosse

“Ambitious baking”. Vale a dire la cucina ambiziosa, compiaciuta, ricercata, ostentata. Roba da para-chef.
Maratone e ultramaratone. Corse forsennate attraverso il deserto dei Gobi, intorno al Polo Nord o sul fondo del lago di Lochness, in Scozia, con lo scafandro (maratona subacquea). A New York spopola l’Empire state Building run-up, 86 rampe di scale da salire (10 minuti il record mondiale).
“Naked and afraid” (nudi e spaventati). E’ un famoso reality show statunitense che va in onda su Discovery Channel dal 2013. Si tratta di sopravvivere nella foresta del Costarica per 20 giorni senza cibo, senza vestiti e senza attrezzi.
Cyclette racing. Si fa in palestra, a piccoli gruppi, davanti a un tabellone elettronico che mostra la classifica dei pedalatori più tenaci.
Headspace (spazio mentale). Una meditation app scaricata da 11 milioni di persone. Ogni sessione – idealmente in pausa pranzo – dura una decina di minuti. L’autocoscienza fa punteggio.
Like. Cosa non si farebbe per un pugno di like? Post catastrofici e misteriosi a cui gli amici rispondono preoccupati, selfie pazzi, fake news; l’importante è averne tanti, a costo di comprarli (si può).
Concorsi di bellezza per cani. Dove la “bellezza” dei nostri amici a quattro zampe (attraverso i quali competiamo) si misura secondo parametri standard.

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