Scritti

Spaghetti spezzati e sfottò all'Italia

9 ago 2021
Scritti

Spaghetti spezzati e sfottò all'Italia

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Qui si parla dello sfottò della giovane belga che ha osato spezzare gli spaghetti per sfidare l’Italia. Per quanto “leggera”, ogni occasione è buona per ragionare su di noi, sugli altri, su come si relazionano persone e culture. Antropologia pop.
Il fatto. Poco prima della partita di calcio Belgio-Italia, la conduttrice televisiva Eefje Depoortere, conosciuta sui social come Sjokz, sfida l’Italia postando su TikTok un video in cui spezza e tagliuzza una porzione di spaghetti, li copre con patatine fritte e ketchup e se li mangia. Il video diventa subito virale. Alcuni italiani capiscono il piglio scherzoso, altri invece si infuriano e dopo la vittoria degli azzurri reagiscono sui social con insulti pesanti e sessisti (“Figlia di p…, come ti permetti a spezzare gli spaghetti”) e altri forbiti messaggi di questo tenore, che la ragazza rende pubblici. Sjokz, vista la mala parata, si scusa con un nuovo video ironico, nel quale aggiusta un mazzo di spaghetti con un giro di nastro adesivo da imballaggio. Birichina. Ma sul suo profilo (500 mila follower) continuano ad arrivare insulti da parte degli italiani che non hanno affatto apprezzato l'ironia. A questo punto, dopo una dichiarazione di amore per l'Italia, la ragazza belga risponde con un altro video, concludendo in buon italiano: “La mamma dei cretini è sempre incinta”.
Passo indietro. Che gli spaghetti abbiano una lunga storia è pacifico, ma poco nota, come dimostra un famoso scherzo della BBC. Era il 1º aprile 1957 quando l’emittente inglese mandò in onda un falso documentario in cui si raccontava la raccolta primaverile degli spaghetti nei campi del Canton Ticino, nella Svizzera italiana. Molti telespettatori inglesi ci credettero e telefonarono per chiedere informazioni su come poter coltivare la pianta nel proprio giardino. Secondo Massimo Montanari, autore per Laterza di una Breve storia degli spaghetti al pomodoro, è plausibile che gli spaghetti siano “nati” a Trabia, in Sicilia, una zona con molti mulini dove si fabbricava una pasta a forma di fili modellata manualmente ed evolutasi dal làganum di epoca romana, com’è attestato dal geografo arabo Idrisi nel XII secolo. Lo storico dell’alimentazione sfata la leggenda secondo cui gli spaghetti sarebbero stati importati dalla Cina tramite Marco Polo. Ma si affretta a precisare che ogni piatto dipende da un sistema alimentare pregresso: un sistema fatto non soltanto di gusti, ma di capacità produttive, di avventure commerciali, di istanze politiche e di movimenti sociali. Nessun piatto è assolutamente identitario, nessuna pietanza esiste dalla notte dei tempi, perché le culture parlano tra loro, si influenzano ed evolvono. A lungo, per dire, gli spaghetti in Italia sono stati mangiati con zucchero e cannella, altro che pomodoro.
Rincara la dose Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica presso l'Università di Palermo, dove è coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze del Patrimonio culturale: “L’immaginario collettivo si nutre ingenuamente di simboli alimentari, andando a cercarne le supposte origini storiche che dovrebbero giustificarne il senso e il valore. Ma i simboli alimentari, come tutti i simboli e come tutti i prodotti alimentari, sono entità costruite nel tempo e nello spazio”.
Per quanto relativi, tuttavia, i simboli rimangono importanti. Al punto da diventare icone e stereotipi. Come nel caso della famigerata copertina che il periodico tedesco Der Spiegel pubblicò il 25 luglio del 1977: un bel piatto di spaghetti con sopra una pistola e, in primo piano, una vetrina crivellata di colpi: come dire Italia spaghettara e patria della Mafia.
Questa storia probabilmente non finirà mai. I luoghi comuni sono duri da spezzare, più di un mazzo di spaghetti. Ma questo non significa che ci si debba rimanere “sotto”. Il bello dei tempi che viviamo sono gli stimoli infiniti, le occasioni di confronto, forse anche le molte verità, quando le sensibilità e le diverse versioni sono ricchezza di vedute.
Dunque, cara e forse un po’ ingenua Sjokz, fa un po’ come ti pare, ora più che mai consapevole che le provocazioni suscitano reazioni, purtroppo anche da parte degli insolenti e dei violenti. I quali non capiscono quanto sia importante essere liberi. Liberi di agitare il sacro vessillo degli spaghetti come emblema nazionale. Liberi di riderci sopra. Liberi di ragionare, sempre.