Botte frutto della paura

20 nov 2002

Botte frutto della paura

l'Adige, 25 marzo 2019
 

Donne e uomini, differenze e pari opportunità, un bel tema, ma quanta confusione. Ideologismi, forzature, strumentalizzazioni. Certo, quando poi a un incontro pubblico come quello tenuto il 22 marzo scorso al Palazzo della Provincia di Trento volano le botte, si finisce nel grottesco. Sarebbe perfino una cosa comica, da reality show, se gli organizzatori non avessero chiamato la polizia.

In Polinesia molti camminano per la strada scalzi, in Trentino-Alto Adige no, e chi lo fa viene guardato storto. In Russia gli uomini eterosessuali possono baciarsi sulla bocca con affetto, senza che la cosa comprometta la loro virilità, e su questo anche gli antichi greci ebbero parecchio da insegnare. Essere donna ed essere uomo, in diverse culture va "dimostrato" attraverso riti di passaggio, che spesso segnano dolorosamente il corpo, penso alle circoncisioni maschili e femminili o a prove di resistenza e di coraggio. Questo perché Homo sapiens, oltre ad essere eccezionalmente autoriflessivo, ha un po' la mania di mettere ordine nel mondo delle cose, naturali e sociali. E' un nostro programma cognitivo destinato a forzare la natura; e infatti con il sequenziamento del Dna e la mappatura genica abbiamo finito per rompere il mistero della vita e siamo entrati nell'era della bioingegneria. Piena di promesse e di altrettante minacce.
Per tornare agli studi di genere, che maschi e femmine siano differenti è ovvio. In realtà gli stereotipi e la bellezza della diversità coesistono, non occorre strapparsi i capelli. Semplicemente, i modi di concepire la femminilità e la maschilità sono molti. Modi etnici, culturali, scientifici, religiosi, storici, ideologici. Modi socialmente accettati e condivisi, raccomandati o censurati da chi "comanda". Così come pare ormai pacifico il diritto ad avere pari opportunità. Sulla carta, perlomeno. Altrettanto vero è che nella nostra società persistono sperequazioni di vario tipo, relative non solo al genere, ma anche al censo, allo status, alla provenienza geografica, al colore della pelle, e via dicendo.

Nel dibattito scientifico, ormai vecchio di un secolo, il cosiddetto innatismo ha sempre fronteggiato il comportamentismo; in altre parole la teoria della predisposizione genetica si oppone a quella della tabula rasa, secondo cui l'ambiente e l'educazione determinano praticamente tutto. Molti casi sono stati analizzati, compresi quelli di gemelli omozigoti, separati precocemente, che hanno fatto poi vite e carriere del tutto divergenti, trovandosi appunto in contesti diversi. Oggi sappiamo che non nasciamo tabula rasa, ma neppure "programmati" come computer per agire. O meglio, un programma l'abbiamo, siamo predisposti a pensare, ad adattarci, a imparare: altrimenti non si spiegherebbe come uno parla l'arabo, l'altro il cinese. La cultura del luogo dove si nasce, ci plasma e ci trasmette - per non dire ci impone - orientamenti, valori e disvalori. Fino a un certo punto, però, perché per fortuna esistono margini di scelta individuale, che comportano trasgressioni, giudicate più o meno gravi. Eccentricità, nomadismo, sessualità fluida (omo-bi-polisessualità), anarchia, autonomia di giudizio, abnegazione, santità, sono "deviazioni" da norme di comportamento comuni. Senza contare il fatto che le donne non sono tutte uguali, né lo sono tra loro gli uomini: se esistono caratteristiche tipiche di femminilità, come per esempio l'empatia, non è detto che le posseggano soltanto le donne, né tutte le donne.

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